Igor Cassina: quanto conta la testa nello sport
«Quando all’Europeo 2009 salii in pedana per giocarmi l’Oro, ero sicuro di vincere. Nella prima manche avevo ottenuto il miglior punteggio e nessuno dei miei avversari si era esibito al massimo delle sue potenzialità. Così mi sarebbe bastato eseguire l’esercizio senza sbavature.
Salii in pedana già sicuro di vincere. Forse fin troppo sicuro. E fu l’eccesso di sicurezza a rilevarsi letale. Quando oramai ero giunto alle fasi conclusive del mio movimento, ebbi un calo di concentrazione, sbagliai la presa alla sbarra e caddi per terra. L’Oro sfumò. E non mi vergogno a confessarvi che mi scese anche qualche lacrimuccia.
Cosa avevo sbagliato? L’atteggiamento mentale.
Fisicamente, a quell’Europeo stavo ancora meglio che ad Atene 2004. Eppure, alle Olimpiadi ero riuscito a conquistare l’Oro proprio in virtù di una lunga e meticolosa preparazione mentale, oltre che fisica.
La passione per la ginnastica nacque in me quando avevo appena sei anni. Nel 1987, poco più grandicello, vidi in tv un’atleta russo, Dimitri Bilozerchev, vincere il Mondiale alla sbarra dopo aver recuperato da un grave infortunio in un incidente automobilistico. Allora cominciai a coltivare il mio sogno, quello dell’Olimpiade, con la convinzione che nulla era impossibile. Crescendo, di allenamento in allenamento, l’Oro olimpico diventava sempre più l’Obiettivo, la mia Ossessione.
E quando lo vinsi davvero, durante la cerimonia di premiazione mi sembrò di rivivere qualcosa di già visto: già, perché quella scena di io che salivo con la medaglia al collo sul gradino più alto del podio, la bandiera tricolore alle spalle e l’Inno di Mameli in sottofondo… quella scena, me l’ero sognata chissà quante volte!
Solo allora, capii cosa mi aveva permesso di vincere: gli allenamenti, sì, ma soprattutto una forte motivazione, la grinta, lo spirito al sacrificio. In una parola: l’atteggiamento mentale.»
Igor Cassina
(intervista rilasciata a Silla Gambardella)
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